2016 - Gareggiando nella tana del lupo
È
stato un inverno pazzo e lungo, non solo dal punto di vista meteorologico.
Magagne
fisiche e ogni altro tipo di problema ci hanno impedito di allenarci, di
gareggiare, di essere presenti alla consueta inaugurazione della stagione
ufficiale internazionale a metà marzo.
È
stato un inverno pazzo e lungo…
E
allora, giusto per partire con il botto, abbiamo deciso di cominciare la
stagione agonistica andando a gareggiare nella tana del lupo, direttamente in
casa del cinque volte Campione del mondo, dove tutti vengono a misurarsi con
colui che internazionalmente è riconosciuto come il numero uno in assoluto,
fatti salvi i pareri di alcune sterili sacche di resistenza autodeterminata ed
autogestita, che invocano la loro unicità e perfezione in barba al resto del
mondo, che va in tutt’altra direzione.
Come
possa un paesetto con seicentosettantacinque anime dichiarate all’anagrafe
organizzare un evento agonistico dove vengono i migliori al mondo e poi fornire
un buffet di birra e torte tale da soddisfare un numero di stomaci pari ad almeno
il triplo delle persone qui residenti, francamente non lo so, ma evidentemente
in questa nazione il Nordic Walking Agonistico Ufficiale Internazionale è
considerato qualcosa per cui vale la pena di attivarsi e non servono chissà
quali acrobazie burocratiche e amministrative per organizzare qualcosa di
bello.
Incredibile
ma vero, non ci sono neppure coloro che ti mettono i bastoni tra le ruote,
spesso proprio quelli che svolgono la tua stessa attività e il tuo stesso
sport, che pensano che le cose, o le fanno loro, o meglio che non le faccia
nessuno.
Il
tracciato è bello e selettivo.
Si
parte in salita, una salita che taglia gambe e respiro; è il Sabato Santo e
ieri Qualcuno ha fatto di peggio, con una croce sulle spalle, quindi non
lamentiamoci troppo.
Questi
tedeschi sembrano imbattibili, vanno su per il salitone con grande ritmo e noi
dietro, con i denti serrati per non farci distaccare, costi quel che costi.
Finalmente
arriva la cima e il percorso fila via in pianura con un po’ di sterrato e poi
ecco l’asfalto: qua si comincia davvero a fare Nordic Walking.
Rapido
cambio e gommini innestati; adesso non si bara più, perché da qui in avanti non
si potranno nascondere le lacune stilistiche tra le asperità o le pendenze del
terreno. L’asfalto è roba da tecnici sopraffini, non da mezze cartucce.
Improvvisamente
i tedeschi non sembrano più così imbattibili, non tutti, almeno, mentre allungo
deciso affidandomi esclusivamente alla tecnica, visto che di allenamento non ne
ho.
Davanti
ho quattro o cinque mostri sacri, di quelli con più oro addosso delle
casseforti del Titanic, ma dietro si fa il vuoto; la tecnica paga sempre,
dicano quel che vogliono e il vero Nordic Walking Agonistico si fa in pianura,
su asfalto e con i bastoni gommati.
Per
gli amanti della montagna e dei terreni naturali ci sono altre splendide
specialità bastonate, quali il Nordic Hill Walking e il Nordic Walking Cross.
Sono
discipline che consentono a ciascuno di adattarsi all’orografia dei propri
terreni, basta scegliere il nome giusto dello sport che si pratica o che si
insegna a praticare.
Si
va via veloci con davanti i migliori al mondo, mentre quelli che giudicano la
gara a bordo pista, o seguendoti sulle bici, non sono personaggi mutuati da
altri sport, ma gente che i bastoni li ha visti a colazione, pranzo e cena per
decenni; sono grandi esperti, non figuranti messi lì ad arte per dare un’aura
di legalità alla gara.
C’è
un avversario che mi segue, viene sotto veloce, ma fa la più grande scemenza
che si possa fare in gara: usa puntali metallici sull’asfalto e il suono dei
suoi bastoni mi giunge forte e chiaro.
Anni
e anni di agonismo e migliaia di ore passate ad insegnare Nordic Walking mi
hanno abituato a giudicare il “canto” del bastone e a valutare avversari e allievi
senza neppure bisogno di guardarli.
Lui
ha il braccio destro ancora tonico, ma il sinistro è stanco e troppo piegato;
allungo le orecchie e percepisco il conseguente ciacchete ciacchete del piede
che spiattella invece di rullare correttamente.
Sento
che frena a ogni passo e non mi giro a guardarlo: sarebbe un segno di debolezza
e di paura nei suoi confronti; bastano le note emesse dai suoi puntali per
capire che di birra non ne ha più molta.
Ascolto
i suoi bastoni e sorrido della sua ingenuità: di certo non ha avuto un
allenatore di quelli che hanno vissuto il parterre agonistico per tanti anni.
Magari
lui è prestante e fisicamente a posto, ma chi lo ha preparato non aveva
esperienza.
Magari
il suo allenatore è uno dei tanti che, visto che l’agonismo faceva cassa, pur
di non perdere la sua fetta di torta si è improvvisato mega gran magister,
super gran mogol e gran dixan della galassia, ma in realtà allo start di una
gara vera non c’è mai stato.
In
certi paesi è la regola, altrove capita meno, ma comunque qualche volta capita.
Lascio
venire sotto il mio avversario, che si gasi per bene vedendo che cedo e sfrutti
le energie residue per avvicinarmi; rallento un po’ per economizzare ed essere
pronto ad andarmene quando sarà il momento più opportuno.
Il
suo ticchete e tacchete sull’asfalto diventa sempre più asimmetrico e io
rallento ancora, fingendomi stanco e impacciato, mentre la sua ombra mi
sorpassa, altro errore stupido e da atleta agonisticamente inesperto, mostrandomi
chiaramente il suo gesto ormai alla fine della energia.
Non
aspettavo che questo e tiro via trenta o quaranta passi sparati, mentre dietro
sento solo una parola “scheiße”! Del tedesco allenato dal gran mogol non ci
sarà più traccia per il resto della gara.
Meglio
che i preparatori e gli allenatori vengano dall’agonismo vero, scelti tra chi
di agonismo vero ne sa qualcosa.
Di
improvvisati è pieno il mondo e il Nordic Walking agonistico non è soltanto un
gesto da istruttore, ma è esperienza, malizia e voglia di imparare dai più bravi
e dai più esperti, senza pregiudizi, senza casacche, ma rubando ogni giorno una
briciola di sapere con umiltà e senza supponenza.
Ogni
volta.
Un
chilometro all’arrivo; pare che anche stavolta, salvo decessi improvvisi sulla
dirittura d’arrivo, sopravvivrò.
Giù
in fondo al discesone finale i migliori stanno già raccogliendo l’applauso;
Dani, tanto per cambiare è prima, a neanche due mesi dall’inatteso intervento
chirurgico e con meno di due settimane di allenamento alle spalle.
Decisamente
la Dani è tornata.
Io
innesco la quinta, ma quando mi faccio sotto al ragazzino davanti a me, che
speravo di fare fuori in volata, lui si volta e mi guarda: il mio nipote più
giovane gli sarebbe abbondantemente fratello maggiore e gli basta dare un po’
più di ATP ai suoi tonicissimi muscoli adolescenziali per farmi marameo e
andarsi a prendere il posto che gli compete al traguardo.
Mi
aspetterà con la mano tesa a dirmi bravo ed io altrettanto a lui; gli anni sono
anni, inutile girarci intorno e di certo il ragazzino, mentre mi stringe la
mano, si starà domandando cosa diavolo ci faccia un vecchione come me tre
secondi dietro di lui.
Settimo
io, prima la Dani.
È
andata bene e adesso è il momento della birra senza alcool, almeno dicono e
della festa per tutti; più che una gara è stata una rentrée in famiglia, con
tutti gli amici di sempre, in uno degli ambienti agonistici più belli e puliti
che conosco.
Dani
va sul podio, io batto le mani, unendomi all’ovazione della platea, mentre i
campioni locali, tra cui il campione del mondo, ci chiedono se l’indomani
saremmo disposti ad allenarci insieme, per vederci all’opera senza l’assillo
della gara; è un onore e il riconoscimento di un lavoro che dura da anni.
Vale
più della classifica e dei premi; il riconoscimento alla tecnica ed alla
professionalità che cerchiamo di esprimere e di mettere a disposizione dei
nostri allievi da tanto tempo.
Chiudiamo
il week end germanico allenandoci assieme a loro, una volta tanto non
avversari, ma semplici appassionati, mentre qualche occhiata malandrina spia
qualche nostro segreto.
Portiamo
a casa tante lodi, tanta simpatia e nuovi bastoni super prestanti che da domani
saranno da domare.