Anni '80 - La migliore invenzione finlandese (dopo la sauna)
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Avevo
ancora i capelli biondi quando un giorno, mentre ero in vacanza in
Finlandia, mi capitò di imbattermi in un esercito di persone che
camminavano brandendo dei bastoni ed imitando i movimenti dei campioni
dello sci di fondo.
Chiamavano
quello sport "sauvakävely", anche se i più apostrofavano quegli strani
tipi come praticanti del "dementia walking", cioè della camminata degli
smemorati, visto che si muovevano come i fondisti, ma avevano tutti
apparentemente dimenticato a casa gli sci!
Tuttavia, vista
la quantità di persone che camminavano con i bastoncini, i diversi
eravamo noi, cioè quelli senza bastoni; erano i primi anni ottanta e
ciò che sarebbe diventato il fenomeno Nordic Walking nel mondo, in
Finlandia era un vero tormentone che coinvolgeva ed appassionava una
parte preponderante della popolazione, senza distinzione di età, di
fisicità e di fascia sociale.
Per sentirci un
po’ di meno le pecore nere del gruppo, anch'io e Daniela comperammo i
nostri primi bastoni e cominciammo a zampettare qua e là da veri
"dementia walkers".
Le ferie
finirono troppo in fretta e presto ci ritrovammo in quel di Como, a
passeggiare bastonati sul lungolago ed a subire i frizzi e lazzi della
gente: "avete dimenticato gli sci?", "guardate che qua non ce n'è di
neve" e così via.
Confesso che la
mia natura di bastian contrario prese il sopravvento e il fatto stesso
che la gente ridesse al nostro passaggio sancì il mio matrimonio, fino
a che morte non vi separi, con questo sport, che mi forniva l’occasione
di intraprendere una strada diversa dalla massa, spostando per la prima
volta la mia testa di sprinter incallito verso uno sport di fondo.
Allora in
Italia non si sapeva neppure cosa fosse questa strana attività, ma
scoprimmo presto che in Svizzera, cioè a tre chilometri da casa nostra,
il Nordic Walking era una realtà ben consolidata sia a livello
amatoriale che agonistico.
Cominciò così,
oltre confine, la grande avventura che ci avrebbe portato alle licenze
di istruttore, di formatore sportivo, di giudice di gara, alla
fondazione della nostra scuola, a centinaia di partenze in eventi
agonistici internazionali, alla partecipazione a svariate edizioni dei
campionati del mondo, dei campionati europei, di Europa Cup e di coppa
del mondo, a tante classiche internazionali, a tanti titoli, a tante
medaglie e a tante soddisfazioni.
Tanti, ma
davvero tanti anni dopo, il Nordic Walking arrivò anche in Italia;
comparvero numerose scuole, sigle, istruttori, ognuno con la propria
tecnica, ognuno con la propria filosofia, ognuno convinto di essere il
primo arrivato.
La situazione
si è rapidamente e caoticamente evoluta, complice una legislazione
quanto meno farraginosa ed ormai alcune associazioni raccolgono
migliaia di praticanti.
Nonostante in
ognuna delle sigle che caratterizzano il Nordic Walking italiano si
possa identificare qualche professionista di buona levatura, è
innegabile che la strada intrapresa sia stata quanto meno disordinata,
in ossequio all’arte di arrangiarsi e di speculare che caratterizza il
Bel Paese.
A fronte di
scuole che si muovono con sufficiente serietà e competenza, i buchi
della legislazione e l’ignavia degli organismi super partes hanno
consentito ai soliti furbetti di trasformare alcune associazioni in
veri brevettifici, dove in pochi giorni si partoriscono istruttori
fatti giù con lo stampino, con la finalità di gettare ragazzotti senza
preparazione alcuna per la strada, a fare incetta di malcapitati da
introdurre a strane attività con i bastoni in mano secondo le regole
del marketing e del profitto.
La nazione si è
così popolata di numerosi praticanti di bislacchi tentativi di
deambulazione bastonata, raramente definibile Nordic Walking, che di
questa nobile arte conservano solo le scritte e i loghi stampigliati su
sgargianti tute, cappellini, marsupi, zaini e chissà cos’altro.
Le nostre
scelte, invece, sono state da subito chiare e, a nostro parere, le
uniche percorribili; abbiamo deciso di demandare la nostra formazione,
come Nordic Walkers prima e come istruttori poi, a scuole riconosciute
a livello internazionale, scegliendo di recarci in Germania per
frequentare la scuola più prestigiosa d’Europa: quella del cinque volte
campione del mondo.
Abbiamo inoltre
affidato il nostro aggiornamento professionale alla frequentazione
dell’ambiente agonistico internazionale, che offre eccellenti
opportunità di incontro e di scambio di idee con professionisti di
elevato spessore e consente di approfondire argomenti tecnici e
biomeccanici senza condizionamenti locali o nazionali.
Tutto ciò ci ha
gratificato e i volti soddisfatti dei nostri allievi ci confermano che
a volte la strada più tortuosa e più difficile porta a mete più elevate
rispetto all’autostrada larga e liscia, dove basta pagare il pedaggio
al casello e in un attimo si raggiunge la meta.
Il risultato è
che oggi ci capita sempre più spesso di accogliere presso la nostra
scuola istruttori di altre sigle i quali, alcuni con fare circospetto,
quasi da carbonaro, altri in maniera più esplicita ed evidente, vengono
a chiederci aiuto.
I più lamentano
che durante il corso istruttori ci si sia perduti spesso in concetti
altisonanti, corporativistici o di marketing, senza tuttavia
approfondire adeguatamente le questioni tecniche o comunque le cose
pratiche e maggiormente utili per imparare ad insegnare.
Capita così
che, alla prima domanda un po’ esigente da parte di uno degli allievi,
i neo istruttori non siano in grado di dare risposta alcuna,
denunciando così la loro impreparazione e il loro conseguente
imbarazzo.
Accogliamo
tutti come graditi ospiti e a tutti proponiamo il nostro corso,
pomposamente definito “corso di aggiornamento interaccademico”, che in
realtà non si sviluppa in maniera così diversa dal normale corso base,
quello che frequentano gli allievi senza alcuna esperienza precedente.
A prima vista
sembrerebbe strano dovere proporre praticamente lo stesso programma a
neofiti e istruttori formati ma, solitamente, già dopo le prime parole,
riusciamo a vedere come concetti fondamentali di carattere
biomeccanico, fisiologico, anatomico e motorio, siano molto spesso
totalmente sconosciuti.
Ci fa allora
piacere sentirci, in quel momento, attori privilegiati della
qualificazione di qualcuno che, da domani, saprà divulgare in maniera
più rigorosa la nostra attività sportiva, in cambio di due soldi e
senza bisogno di acquistare ogni sorta di gadget.
Naturalmente
poi ci sono i furbetti della compagnia, siamo pur sempre in Italia,
cioè quelli che si fingono allievi, pur avendo già in tasca una
qualunque tessera di istruttore, per venire di nascosto a vederci al
lavoro…
Statisticamente
ne abbiamo uno o due per corso e li sgamiamo in circa quindici secondi,
ma non diciamo nulla, fingiamo di stare al gioco e li lasciamo fare,
anche perché ci facciamo sempre grasse risate alle loro spalle e tanto
ci basta.
Ormai abbiamo
sufficiente mestiere per metterli in difficoltà, tirando fuori difetti
che neppure loro immaginavano di avere e talvolta, ma guarda che
carogne che siamo, additandoli agli altri neofiti come il cattivo
esempio da non seguire.
Finisce spesso
che qualcuno tra quelli che sono stati più strapazzati realizza che
fino a lì davvero non gli avevano insegnato nulla, si affeziona, si
dichiara e non ci lascia più; forse siamo simpatici noi o, più
probabilmente, la qualità, chi la vuole notare la nota.
In effetti il Nordic Walking non è uno sport facile, come sembrerebbe in apparenza e come si vorrebbe far credere.
Al contrario, è
uno sport dagli elevatissimi contenuti tecnici, che richiedono di
conseguenza insegnanti eccellenti, in grado di trasmettere concetti
spesso molto specialistici ad un pubblico multiculturale.
Chi pensa che
se ne possa fare uno sport liquidabile con quattro lezioncine, due
concetti da prima elementare, due risate e tanto spirito di compagnia,
commette un errore davvero grossolano.
Nella mia
esperienza professionale non faccio fatica ad affiancarlo, dal punto di
vista dell’impegno tecnico e della precisione richiesta nell’esecuzione
del gesto, al pilotaggio di un aereo, l’altra mia perversione, almeno
di quelle che si possono confessare in un libro senza finire in
gattabuia.
La finezza
manuale richiesta è la stessa, la percezione dei propri gesti è la
stessa e la capacità di autoanalisi dell’errore ed immediata e
cosciente autocorrezione è la stessa.
Probabilmente
solo il fatto che nel Nordic Walking l’errore non si paghi con la vita,
come invece capita spesso in volo, consente a tanta gente di quella con
i gradi cuciti sulle maniche di essere ancora operativa e di continuare
a svilire con il pessimo esempio un’arte che altrimenti sarebbe
nobilissima.
Non so se ho
trascorso più ore della mia vita ai comandi di un aereo o con i bastoni
tra le mani, ma in entrambi i casi le ore si contano a migliaia e credo
quindi che la mia impressione sia avallata da adeguata esperienza.
Se è pur vero
che il bastone è da sempre stato complementare al cammino da che l’uomo
calpesta il pianeta Terra, è altrettanto vero che non tutto ciò che si
fa con un bastone in mano può essere definito Nordic Walking: così come
non basta impugnare una racchetta per essere un tennista, lo stesso
vale per i bastoni, il cui mero utilizzo non ci consente di spacciarci
per Nordic Walkers. L’arcano è tutto qua.
Per quanto ci
concerne, sia come agonisti che come istruttori, abbiamo passato
centinaia di ore a cercare un centesimo di secondo in meno
nell’esecuzione del passo, o intere serate fino a notte fonda, in
riunione tra docenti, a mimare come si sganci correttamente un mignolo
dalla manopola, o come si sostenga l’alluce nella parte terminale
dell’elica podalica, o con quali parole sia meglio spiegare il concetto
di conflitto sub acromiale.
Tutto questo
alla ricerca della perfezione, perché, a fronte di questa implicita
difficoltà tecnica, quando ben praticato e, quindi, quando insegnato da
professionisti preparati, il Nordic Walking è uno sport adatto a
qualunque persona ed a qualsiasi età.
Se da un lato
consente agli atleti di svolgere agonismo ad alto livello, dall'altro
canto si rivela ideale per chi vuole tenersi in forma, buttare giù un
po’ di pancetta, o evitare che gli effetti del tempo abbiano facile
gioco sul proprio fisico.
Praticando il
Nordic Walking il corpo lavora di più ma si stanca di meno e gli
effetti benefici non tarderanno a manifestarsi; anche chi è
convalescente da un malanno o da un trauma, potrà trovare in questa
pratica un efficace mezzo di recupero.
E allora
coraggio, bastoni e via: sceglietevi un istruttore competente, non
importa di quale sigla o con indosso quale casacca; la cosa importante
è che sia bravo, appassionato, preparato e che entri subito in empatia
con voi.
Sceglietene uno
che sappia fare danzare la biomeccanica sulla punta delle dita e che
conosca l’anatomia e la fisiologia umana a livello di essere in grado
di discuterne alla pari con medici e professionisti del settore.
Sceglietene uno
che abbia voglia di “rompere” e che non vi faccia pregustare già dalla
prima lezione l’escursione in montagna, la foto buffa al tramonto e
altre attività collaterali, ma che abbia volontà e capacità di
sviscerare con voi il gesto tecnico, adattandolo alla vostra peculiare
struttura ed esigenza fisica.
Sceglietene uno
che vi spieghi il perché delle cose fino alla noia, dato che è solo
conoscendo il perché delle cose che si può essere consci di ciò che si
fa, uno che vi sgridi perché una sola delle vostre falangi si muove in
maniera meno che perfetta e che vi motivi la cosa secondo rigidi
principi biomeccanici e fisiologici, non nascondendo la sua
impreparazione dietro il silenzio o con il fatto che “nella nostra
scuola si fa così”.
Sceglietene uno che sappia dare risposte eccellenti a domande eccellenti.
Scegliete un istruttore, un docente, un mentore, perché questo vi serve per potere imparare.
Per fare le
passeggiate, per stringere amicizie, per scattare foto buffe, per
danzare, per aggregarvi, invece, non serve un istruttore: basta che vi
rivolgiate all’animatore di un villaggio turistico.
E, soprattutto,
non provateci da soli: non basta, come qualcuno dice, "portare a spasso
due bastoni", non basta "gettare il cuore oltre i bastoncini", non
basta andare per boschi in compagnia gustando la natura.
La finalità di
questo sport non è quella di accompagnare allegre brigate di amici a
trovare la tana di un chiurlo, o a visitare il caseificio montano per
assaggiare il formaggio dell’alpe, o a vivere tramonti dai colori
mozzafiato, o a svolgere pii pellegrinaggi presso il santuario più in
voga.
Il Nordic
Walking è una attività sportiva finalizzata al benessere psicofisico o
all’agonismo e, una volta in possesso di una tecnica corretta e
completa, ognuno potrà tenere il passo che vuole; da una seduta tecnica
a ritmi rilassanti all'agonismo di alto livello, poco muta
nell'esecuzione tecnica e questo risolve una delle problematiche insite
in molti altri sport, dove spesso gli amatori si mettono fisicamente
nei guai cercando di imitare le performances dei loro campioni
preferiti.
Col Nordic
Walking al contrario, qualunque sia il ritmo tenuto dall'atleta, la
motricità del corpo rimarrà sempre entro limiti di assoluta
correttezza, evitando possibili infortuni o comunque errori tecnici e
biomeccanici che potrebbero fare male all'amatore ma che, per la
verità, non si vedono neppure nell'agonismo a livello mondiale.
Quanto segue in
queste poche pagine è la raccolta di brani ed articoli apparsi su
riviste e quotidiani, nostri complici nel dare spazio e visibilità ad
uno sport misconosciuto.
Sono alcune
istantanee della nostra storia di amore con il Nordic Walking, un amore
nato dal brivido di volere essere diversi, ma che si è trasformato in
una sfida che reiteriamo quotidianamente, portando avanti a testa alta
le nostre idee, le nostre tecniche di insegnamento e i nostri risultati
agonistici internazionali.
È la storia di
una semplice linea di gesso, fragile e sottile, ma tracciata con
passione e caparbietà in direzione opposta a buona parte del nostro
settore, il cui business viaggia ormai su una autostrada facile, larga
ed asfaltata.
La nostra linea
di gesso è lì, è sempre stata lì e verrà tracciata nuovamente ogni
volta che le tempeste della vita e del guadagno cercheranno di
cancellarla.
Se la vorrete seguire avete già capito che non sarà la scelta più facile; che poi sia la migliore, lo lasciamo decidere a voi.
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