2020 - Post Scriptum
Avrei
preferito non dovere scrivere queste ultime pagine ma, da che ho
cominciato a raccogliere queste idee in un unico file, è passato molto
tempo e molte cose sono accadute.
Sono trascorsi gli anni, innanzitutto e il mondo ha vissuto eventi che erano immaginabili solo in un film di fantascienza.
COVID19 ce l’ha messa tutta per ostacolare le nostre attività
didattiche e sportive e continua a farlo con ostentata soddisfazione.
Peraltro,
lamentarsi di non potere più partecipare alle gare di Nordic Walking
quando, nel recentissimo passato, abbiamo assistito al tragico
spettacolo di carovane di camion militari che portavano all’ultimo
commiato una generazione di anziani falcidiata dalla pandemia,
valicherebbe i limiti del buon gusto e di quanto sia umanamente
accettabile, quindi si impone un rispettoso silenzio sull’argomento.
Le
gare sono ferme; se sarà possibile farle ripartire, se qualcuno ci
verrà e se ci sarà un futuro in questo settore, tanto meglio, se no
camperemo senza.
Poi ci si è messa anche la mia vecchia carcassa a fare le bizze,
rifilandomi un inatteso malanno che mi ha convinto che il momento di
dire “basta” agli enormi carichi fisici dell’attività agonistica fosse
definitivamente giunto.
Per finire, il mondo stesso, l’andamento delle cose, dell’economia,
della società e della socialità, della testa della gente e delle idee
stesse hanno contribuito in maniera notevole a fare vacillare gli
orizzonti e a rendere molto difficile guardare verso il futuro.
Insomma, per me davvero è venuto il momento di riporre i bastoni,
almeno dal punto di vista agonistico e farne esclusivamente uno
strumento utile ad insegnare la buona postura e la buona salute,
allenare atleti, formare nuovi docenti, mantenere amicizie, combattere
il proliferare della pancia e vivere qualche ora di sereno svago, senza
altre velleità.
Già
diversi anni fa conclusi un mio libro citando il “panta rei” che la
tradizione filosofica vuole attribuito ad Eraclito e che raccoglie
l’essenza della vita stessa; anche stavolta ci hanno pensato la vita e
il suo lento, ma inesorabile scorrere, a decidere per me relativamente
a scelte che, immaginavo, avrei operato in maniera ben diversa.
Abbiamo
fatto tanto, abbiamo dato tanto, abbiamo ricevuto in proporzione al
lavoro svolto; l’obiettivo, oggi, è quello di godermi gli anni della
saggezza in maniera tranquilla e, a Dio piacendo, sana e serena.
Non so a quanti sia piaciuto il mio operato nel mondo del Nordic Walking.
Di
sicuro so di avere dato fastidio a qualcuno, di avere decisamente rotto
le balle ad altri e di avere condizionato in qualche modo l’operato di
molti, contribuendo così a mantenere il nostro sport entro limiti di
decenza che, in altre aree geografiche e senza la presenza di un
cocciuto bastian contrario quale sono io, sono stati ampissimamente
superati, trasformando uno sport nobile in qualcosa di realmente
ridicolo.
Di questo me ne vanto e questo è il retaggio che lascio a chi continuerà a percorrere la strada da me segnata.
Non
saranno le autostrade larghe e comode a spazzare via la debole linea di
gesso tracciata tanti anni fa, almeno fino a che ci sarà qualcuno che
continuerà a credere in quanto abbiamo fatto, dimostrato, insegnato e
coerentemente difeso, spesso pagando pegno.
E
allora, al momento di abbassare il sipario, mi viene naturale salutare
tutti alla maniera della Commedia dell’Arte, con ampi ringraziamenti ed
inchini per coloro che sono stati a guardare il palcoscenico della mia
vita e, in qualche modo, hanno contribuito a mettere tanto entusiasmo
nel mio animo e tante soddisfazioni nella mia memoria.
Ma, da quel rompiscatole che sono, permettetemi anche di salutare
taluni spettatori della mia lunga carriera nell’ambito del Nordic
Walking con un malcelato ghigno beffardo, come quello che Arlecchino
porta stampato sul viso; e allora…